La memoria è “il rapporto tra passato e presente, silenzio e parola, individuo e collettività”, dice la storica Luisa Passerini. Le persone incidono le loro impronte nel suolo, nello spazio e iscrivendosi in esso ritrovano poi le proprie memorie collettive.
La memoria collettiva, dunque, si forma in un preciso contesto spaziale, scrive l’antropologo Maurice Halbwachs, ed è per questo che già solo l’immagine dello spazio con la sua stabilità ci dà l’illusione di non essere cambiati nel tempo e di trovare il passato nel presente. L’architetto e teorico Aldo Rossi concorda con l’antropologo affermando che “l’architettura è la scena fissa delle vicende dell’uomo; carica di sentimenti di generazioni, di eventi pubblici, di tragedie private, di fatti nuovi e antichi. L’elemento collettivo e quello privato, società e individuo si contrappongono e si confondono nella città …” Gli edifici, tessuti in un intreccio organico, costituiscono la struttura della città in cui, però, sono gli abitanti a darle vita e significato simbolico. Come un muto libro dei ricordi o un album delle mille memorie, attraverso decenni e secoli, la città ci collega alla gente che l’ha vissuta prima di noi, a noi stessi e a coloro che quotidianamente la vive assieme a noi – i nostri concittadini. Se lo desideriamo davvero e siamo in grado di ricordare, la città ci racconta il nostro passato in ogni suo angolo, portone o panchina – ci racconta quindi la storia del singolo e della comunità – poiché è a loro che associamo i nostri sentimenti e gli stati d’animo del nostro quotidiano. La quotidianità, infatti, forma la base di questi ricordi frammentati che raramente trovano spazio nella grande Storia. Ed è proprio la quotidianità a rendere il nostro recente passato così contato, ovvio – fino a quando non ci rendiamo conto del suo effettivo trascorrere. A farcelo notare sono i cambiamenti in noi stessi e nello spazio. La città ricorda attraverso i suoi edifici e la sequenza delle sue costruzioni, le cui tracce narranti creano la sua identità mosaico. Demolire edifici per sostituirli con costruzioni nuove significa cancellare le memorie degli eventi e delle persone associati ad essi. In tal modo la città ed i suoi abitanti perdono l’ancora dei propri ricordi.
Fonte:
1. Čebron Lipovec, N. (2014). Ribič spominov plete mrežo identitete = Il pescatore dei ricordi tesse la rete dell’identità. V Bombek, Z.. Obrazi Izole = I volti di Isola (str. 3-4). [Izola]: Pigraf, 2014