Il mare e le saline. La dove i fiumi incontrano il mare, la dove si depositano i detriti fangosi, si creano le condizioni favorevoli per lo sviluppo delle saline marine.
L’uomo proprio alle foci dei fiumi, su terreni umidi, ha costruito, argini, canali, bacini acquiferi di dimensioni diverse e di portata d’acqua differente, facendo nascere le saline. Con l’aiuto del sole e del vento si otteneva il sale. I fondi saliferi con l’alta marea si riempivano d’acqua marina calibrata dai canali e dalle tipiche chiuse, poi c’erano le apposite pompe che pompavano l’acqua da un bacino salifero all’altro, dal più basso al più alto ed anche viceversa, provocando con l’aiuto della forza del sole, una graduale evaporazione dell’acqua marina. Si ha quindi l’addesamento dell’acqua e la cristallizzazione del sale nelle apposite vasche cioè »cavedini« – idioma tipico locale.
Non abbiamo fonti storiche scritte che documentino la nascite delle saline sulla costa dell’alto Adriatico. Sappiamo, che Venezia, già nel decimo secolo tentava, di avere il monopolio sul traffico del sale nelle nostre regioni. Le prime fonti storiche sulle saline nell’alto Adriatico, risalgono alla seconda metà del tredicesimo secolo. (Pahor e Poberaj, 1963)
Le coste slovene vantavano fino allo scorso secolo una grande tradizione salinara, tramandata da padre in figlio. Le più importanti erano le saline di Pirano, che si sono mantenute in forma molto ridotta a Strugnano ed a Sicciole. A Isola le saline avevano un’importanza solo locale e vennero ben presto abbandonate. La produzione del sale a Capodistria si esaurì completamente nella prima metà del ventesimo secolo.
Le saline di Capodistria nascono sulle foci del fiume Risano e del fiumiciattolo Cornalunga (detto Fiumisin). Le saline più grandi sono quelle di Ancarano e Sermino, che comprendevano la zona dove sfocia il Risano. Sorgono delle saline più piccole, dette saline di Semedela, dove sfocia il Cornalunga nel golfo di Val Stagnon tra il Castel Leone e la strada per Semedella. (Bonin, 2009)
Con la caduta della Repubblica di Venezia anche le saline di Capodistria cominciano a decadere. Concretamente le saline di Capodistria cessano di essere operative nel 1912. Tra le due guerre mondiali si bonifica il terreno. Nella zona di Sermino si ottengono dei terreni coltivabili. Le altre zone diventano edificabili. Si costruiscono le strade ed autostrade che collegano Capodistria (in passato isola) con il resto del mondo. Il porto di Capodistria occupa una buona parte del territorio. Dal 1998, una parte della Val Stagnon diventa area protetta e riserva naturale.