Il Narodni dom di Trieste
La nascita del Narodni dom si inserisce nel contesto dei primi anni del XX secolo in cui Trieste era una città commerciale molto importante. L’economia era in piena espansione, la città era molto ricca e multiculturale. Con il moderno Narodni dom, gli sloveni volevano presentarsi come una comunità moderna proiettata verso il futuro. L’edificio rappresentava il simbolo della vita borghese slovena a Trieste. In esso operavano varie associazioni, un moderno hotel, un ristorante, una caffetteria, vari uffici e il teatro. Il progetto per il Narodni dom di Trieste fu elaborato dall’architetto Maks Fabiani. Importante era pure la posizione dell’edificio che si poneva sulla grande piazza della Caserma.
La fine della Grande Guerra avrebbe completamente stravolto la situazione in città. Il 13 luglio 1920 a Trieste i fascisti incendiarono il Narodni Dom, centro simbolico della comunità slovena. In precedenza le squadre fasciste avevano organizzato una manifestazione che, iniziata in Piazza Unità, si riversava successivamente verso il Narodni dom compiendo al contempo attacchi a danno di luoghi identificati come significativi per gli sloveni o croati, ivi compreso pure l’ufficio per il rilascio dei passaporti alla delegazione consolare del regno jugoslavo, a cui fu strappata la bandiera.
Al Narodni dom le porte erano chiuse. I manifestanti fecero irruzione nell’edificio, appiccandovi il fuoco. I pompieri non furono in grado di spegnere l’incendio. Il vandalismo, tuttavia, non si fermò a Trieste, continuando anzi nei giorni seguenti in tutta l’Istria e nella Dalmazia. L’anno successivo vari centri culturali sloveni nel circondario di Trieste vennero distrutti.
Nel 1925, davanti alle rovine del Narodni dom venne costruito un nuovo edificio nell’ambito dei lavori di trasformazione della piazza, destinata a essere circondata da edifici nel tipico stile architettonico degli anni Trenta, quella che è oggi Piazza Oberdan.