Francesco Grisoni, di nome completo Francesco Andrea Elio Grisoni, nacque a Capodistria il 13 settembre 1772 come quarto figlio di Santo Grisoni e Gioseffa Brigido.
Poco dopo la morte del padre, il 5 aprile 1783, fu mandato a scuola nell’illustre seminario per nobili, il Collegio Tolomei a Siena, dove trascorse quattro anni. La ragione per cui il giovane Francesco fu mandato così lontano da casa – i suoi coetanei che anche provenivano dalle più illustri e nobili famiglie di Capodistria per lo più frequentavano il Collegio dei Nobili – non è spiegata da nessuna parte.
Francesco Grisoni lasciò il Collegio Tolomei nell’agosto del 1787, e poi, presumibilmente, entro il 1792, all’età di vent’anni e dopo esser ritornato a Capodistria, studiò ancora a Torino. Acquisì una buona istruzione classica e frequentò anche lezioni di legge canonica e civile, architettura, disegno, danza e musica, delle lingue straniere padroneggiava in particolare quella francese.
Come unico erede maschile, una volta ritornato a Capodistria, dovette immediatamente assumere la gestione dei grandi possedimenti di famiglia ovvero di tutto il capitale che, secondo una successiva stima giudiziaria, ammontava a due milioni di corone. I possedimenti comprendevano i lotti presso Capodistria (Sermino, Ancarano), la grande proprietà di S. Onofrio sopra Sicciole, possedimenti nell’area delle saline di Pirano, il feudo di S. Giovanni a Daila e le proprietà nelle vicinanze di Treviso nella zona della Terraferma veneziana.
Da un’Attestazione dei Giudici, Sindaci e Vicedomini, risulta che nell’ottobre del 1793 intraprese un viaggio più lungo, ma non è del tutto chiaro in quali paesi. Al suo ritorno, al giovane Francesco Grisoni furono affidati alcuni importanti incarichi nel Maggior consiglio; nel 1794 assunse l’incarico di Provveditore alla Sanità, quattro anni dopo fu contemporaneamente Magistrato dei Dazi, Provveditore alla Sanità e Sindaco Deputato e infine, nel 1800, nuovamente Sindaco Deputato.
Dopo gli anni 1801-1802 ovvero alla fine del suo incarico di Sindaco Deputato, Francesco Grisoni non fu più presente nell’amministrazione municipale, la mancanza di documenti ci induce a credere che probabilmente si stesse dedicando ai suoi numerosi possedimenti nelle vicinanze di Capodistria e a Daila. Già nel 1798, infatti, incontrò l’architetto francese Gabriel Le Terrier de Manétot, il quale dopo il 1796 si era stabilito a Capodistria per eseguire i lavori di progettazione per alcune importanti famiglie nobiliari, tra i quali anche il progetto per la villa della famiglia Grisoni a Daila
Fu probabilmente durante le visite alle proprietà familiari nella zona di Treviso, che Francesco Grisoni conobbe la contessa Maria Anna Catterino, figlia venticinquenne del conte
Antonio Pola e che sposò il 29 aprile 1805.
Nel 1808 a Francesco Grisoni e Marianna Pola Grisoni (da quel momento nei documenti è riportata con questo nome e cognome) nacque la figlia Giuseppina (Gioseffa), un anno più tardi nacque loro il figlio Santo Raimondo Pompeo.
Su raccomandazione di Agostino Carli-Rubi, dell’educazione del figlio Pompeo il Grisoni incaricò l’abbate Bard, della famiglia di Savoia. Qualche anno dopo, affidò l’educazione del figlio a Don Placido Talia, abate del soppresso monastero benedettino di Praglia vicino a Padova.
Per il Grisoni, il ritorno delle autorità austriache in seguito al Congresso di Vienna 1814-1815 fu probabilmente un toccasana in quanto gli garantì il mantenimento dei privilegi e delle proprietà.
La felicità coniugale, che durò solo per altri tre anni, fu interrotta prima il 15 marzo 1833 dalla notizia della tragica morte dell’appena ventiquattrenne figlio Santo Raimondo
Pompeo, che morì in circostanze non del tutto chiare in un duello con l’ufficiale polacco Karl Dembowsky, e poi nel 1837, per la morte di Gioseffa Grisoni, dopo appena due anni di matrimonio con il cugino Alfred von Neipperh. Nel momento del più profondo dolore, i coniugi Grisoni rimasero soli nel loro palazzo Sabini-Grisoni di Capodistria.
Francesco Grisoni morì per una malattia ai polmoni l’11 dicembre 1841. Lasciò un grande patrimonio sia in beni immobili che in capitale monetario, nel palazzo Sabini-Grisoni, dove visse con sua moglie, anche una ricca biblioteca e numerose opere d’arte.