La biblioteca del conte Francesco Grisoni si trova presso il Reparto di storia patria e beni librari della Biblioteca centrale Srečko Vilhar di Capodistria ed è l’unica biblioteca personale conservatasi a Capodistria e in Istria nei suoi armadi originali per lei costruiti. La Biblioteca Grisoni possedeva lo status di raccolta particolare a collocazione separata, sia nella vecchia biblioteca civica italiana (Biblioteca comunale, 1946-1951) sia nella successiva biblioteca civica slovena (Mestna knjižnica, 1951-1955) e nella sua succeditrice, la biblioteca degli studi (Študijska knjižnica, 1956-1975), quindi anche in un’epoca in cui i fondi librari venivano smembrati e i libri collocati nelle collezioni ordinarie delle biblioteche, il che si è in seguito dimostrato essere stata una decisione molto saggia dei bibliotecari dell’epoca.
La Biblioteca Grisoni è pervenuta nell’attuale biblioteca capodistriana nel 1952. Inizialmente il fondo Grisoni si trovava nella vecchia sala di lettura al primo piano, poi, per motivi di ristrutturazione della biblioteca, è stato trasferito in un’altra ala dello stesso piano, infine, quando l’attività della biblioteca si è allargata anche al secondo piano, è stato trasportato negli spazi dove all’epoca si svolgeva l’elaborazione del materiale ovvero nell’odierna sala di lettura del Reparto di storia patria e beni librari, dove si trova tutt’oggi.
I libri della Biblioteca Grisoni si trovano in tre armadi doppi, in legno di abete rivestito con impiallacciatura in noce e vetro tirato a mano. I libri sono disposti per argomenti, contrassegnati dalle etichette originali scritte a mano. Si dividono in due sezioni principali, i libri italiani e i libri francesi divisi dal gruppo dei classici latini. I libri italiani occupano tre armadi e sono divisi secondo i seguenti argomenti: storia, letteratura, poesia e scienze e arti; l’ultimo argomento include anche il sottoargomento agricoltura. Anche i libri francesi sono organizzati allo stesso modo: histoires, littérature, poésie e arts et sciences con il sottoargomento agriculture.
La Biblioteca Grisoni consta di 3.288 tomi, 748 titoli di libri e 675 fascicoli di periodici. La statistica per argomenti è così strutturata: storia 918, histoires 874; letteratura e poesia 582, littérature 301; arti e scienze 321, arts et sciences 166; classici latini 126. I libri in lingua italiana sono 1.821 (il 56 per cento della collezione), in francese 1.341 (il 41 per cento della collezione) e in latino, 126 (il 3 per cento della collezione). I libri di storia (in italiano
e francese) sono 1.792 (il 54 per cento della collezione), i libri di letteratura sono 883 (il 26 per cento della collezione), i libri di scienze e arti sono 487 (il 14 per cento della collezione). In lingua tedesca c’è un libro soltanto. L’unico manoscritto in forma di codice è il progetto per la villa dei Grisoni a Daila del 1798.
Per quanto riguarda l’anno di pubblicazione il fondo contiene libri che vanno dal XVI al XX secolo. Solo tre sono le cinquecentine e altrettanti i libri del XX secolo; del resto vi sono cinquantaquattro seicentine, centoventuno settecentine e 567 ottocentine. Durante la vita del Grisoni (1772-1841) la biblioteca crebbe di 607 titoli il che equivale all’ottantuno per cento di tutti i libri. Nel periodo di maggior crescita della biblioteca, tra gli anni 1795 e 1837, quando ogni anno aumentava di almeno un titolo, il numero di libri salì a 559 titoli ovvero il settantacinque per cento dell’intera biblioteca, nel 1826 al momento di maggiore crescita, la biblioteca acquisì quasi quaranta nuovi libri. Ciò conferma l’ipotesi che la biblioteca è stata effettivamente creata da Francesco Grisoni. I libri più vecchi, quelli usciti fino al 1772 ovvero 1794 (113-160 titoli ovvero il 15-21 per cento della biblioteca), probabilmente appartenevano ai predecessori del Grisoni, per questo motivo la biblioteca è allo stesso tempo personale e famigliare. Il conte Grisoni nutrì l’amore per i libri per ben quarantatré anni, fino alla morte improvvisa del figlio ed erede Santo Raimondo Pompeo nel 1833, quando la cura per la biblioteca calò notevolmente; in quello stesso anno la biblioteca crebbe di un solo titolo e fino alla morte di soli altri diciotto libri (il 2,5 per cento del fondo).
La Biblioteca Grisoni può essere ritenuta una biblioteca bilingue, poiché l’italiano e il francese sono rappresentati in maniera abbastanza uguale sia per numero di armadi sia per titoli di libri. In essa è inutile cercare libri nelle lingue slave, nella lingua tedesca (un solo titolo) o in inglese. Tra le materie prevalgono la storia, che rappresenta più della metà della biblioteca, e la letteratura, che comprende un quarto del fondo, complessivamente storia e letteratura compongono i quattro quinti della biblioteca. Nonostante l’ampiezza enciclopedica, la biblioteca ha soprattutto carattere umanista.
L’aspetto uniforme della biblioteca è dovuto alla mezza legatura (circa 1700 unità) che risale al periodo tra il XVIII e il XIX secolo, quando in un’epoca di crescente industrializzazione, per ridurre i costi si iniziarono a produrre copertine in una combinazione di pelle e cartone, dove la pelle era usata per il dorso e le copertine in cartone rigido erano decorate con diversi effetti cromatici. I dorsi, piatti, in pelle e con etichette di vario colore, danno un senso di pregevolezza e sono di grande effetto estetico. Una parte minore di libri della fine XVIII e inizio XIX secolo è rilegata in modo più modesto (circa cinquecento libri). I libri più antichi, le cinquecentine e le seicentine (approssimativamente sessanta unità) sono per lo più rilegati in pergamena mentre le settecentine sono di solito rilegate in cartone (circa trecento libri). I periodici (circa settecento unità) sono rilegati in brossura.
A differenza dalle altre biblioteche personali e private che si sono fuse con le raccolte dei collezionisti privati o delle biblioteche pubbliche, la nostra è riuscita a sopravvivere anche perché il conte Francesco Grisoni nel suo testamento ha assicurato, con mezzi finanziari e legali, la sua esistenza anche dopo la sua morte. Tra le biblioteche di questo genere in Slovenia, la sua, per integrità ed eccellente stato di conservazione, è un autentico patrimonio culturale.