RICORDANDO IL TRAM DI PIRANO (1950-1953)
Ad una certa et? siamo portati a rievocare gli anni della nostra giovent? ricordando i fatti che pi? sono rimasti impressi nella nostra mente. Succede anche che riemergano dei ricordi che credevamo di aver dimenticato. In questi appunti vi voglio raccontare quello che ancora ricordo del tram di Pirano che per oltre 40 anni ? stato un mezzo di trasporto comodo, economico, puntuale, e che ha avuto un importante ruolo nella vita a Pirano, Portorose, S. Lucia e dintorni.
Ho viaggiato con il tram negli ultimi tre anni del suo esercizio, cio? dal 1950 al 1953 per recarmi a scuola, da Portorose dove abitavo, a Pirano, dove frequentai quattro anni della scuola ottenale. Il tram partiva da Pirano e rispettivamente da S. Lucia ad intervalli di mezz’ ora, iniziando le corse alle cinque del mattino e terminando alle 23. Non era veloce, tanto che per compiere il tragitto di poco pi? di cinque km., impiegava circa mezz’ ora, anche a causa delle numerose fermate, pi? di una ventina, in maggior parte a richiesta. Cercher? di elencarle con le denominazioni di allora. Partendo da Piazza Tartini la prima fermata era al Borgo (Piazza S. Rocco), Sottomogoron o Sanit?, Bagni Riviera, Rimessa del tram, Case gialle (Fornace), Fabbrica Salvetti (Fornace), Squero (S. Bernardino), Casa Rossa (S. Bernardino), SISA (S. Bernardino), Scambio (Fisine), Magazeni, Direzione saline, Villa Maria (Portorose) Hotel Central (Portorose), Portorose piazza, Acqua madre (Portorose), Villa S. Marco (Portorose), S. Lorenzo, Saline (S. Lucia), Marasca (S. Lucia), Casa del Popolo (S. Lucia) ed in fine il capolinea della Stazione a S. Lucia.
Le vetture tramviarie, 5 motrici e 6 rimorchi, uno dei quali per il servizio estivo, aperto lateralmente. Avevano ciascuna 20 posti a sedere, su sedili di legno a striscie ed in alto le reticelle per bagagli e pacchi, ed altrettanti posti in piedi. Gli adulti, si aggrappavano con la mano su appositi appigli che pendevano dal soffitto, per mantenersi in equilibrio durante il tragitto. I tramvieri erano due: il conducente, ritto in piedi, con le sue manovelle e leve di comando, ben lucidate, con il piede premeva sulla campana per avvertire eventuali veicoli e pedoni, di sgomberare la strada. L?altro tramviere era il fattorino, con la sua borsa a tracolla vendeva i biglietti, o, con l’apposita pinza, bucava gli abbonamenti. Era munito anche di un fischietto con cui avvertiva il conducente di poter proseguire la corsa. Per prenotare le fermate a richiesta, si premeva su pulsanti sistemati in vari punti delle vetture. Talvolta, quando non c?era spazio a sufficenza nelle vetture, alcuni passeggeri viaggiavano anche sui gradini e pedane esterni. I viaggiatori abituali erano operai delle varie industrie locali: la Fabbrica Salvetti, il cantiere navale, saline, miniera di Sicciole, nel turismo, e poi gli scolari, le massaie, provenienti dalle campagne circostanti portando sul capo i »pianeri« (cesti rotondi e bassi) e »saine« (cesti semisferici con manico) colmi di frutta e verdure con cui fornivano la Piazza di Pirano, le cosidette »done de late« (lattaie), provenienti anche da Malio, Corte, Sicciole che di buon mattino trasportavano le loro »ramine« (contenitori in metallo per il latte) a dorso d? asino fino alla stazione di S. Lucia per trasbordarli sul tram e per poi distribuire il latte in molte famiglie piranesi.
Io, a quei tempi abitavo a Santiane, l’altura sovrastante Portorose. Per recarmi a scuola dovevo prendere il tram alle 7.30 in piazza a Portorose partendo da casa circa 10 minuti prima. A volte anche lo perdevo. Se sentivo lo stridere delle sue ruote sul giro di S. Lorenzo allora non mi restava altro che mettermi di buon passo camminare verso Croce Bianca, cimitero, Carrara di Raspo fino in Piazza Tartini e arrivavo in classe, tutto affannato, pochi istanti prima che vi entrasse l’insegnante. La scuola era ubicata nell’ ala sinistra del palazzo comunale, sopra la vecchia Caserma dei Pompieri.
A volte, noi ragazzi, si combinava qualche scherzetto a conto del tram. Poco prima che arrivasse in piazza a Pirano, mettevamo sulle rotaie, a debita distanza, delle cartucce di pistole-giocattolo o scacciacani. Quando arrivava il tram provocava un rumoroso scoppiettio simile ad una raffica di arma da fuoco. Immagginate il disappunto dei tramvieri.
Mi ricordo anche di uno strano personaggio. Alto, magro, portava a tracolla un sacchetto con la merenda, era adetto alla manutezione delle rotaie. Lo chiamavamo Toni Clanfa. Munito di una specie di pala appuntita, la spingeva davanti a se inserendola nella scanalatura della rotaia asportando eventuali detriti, sassi, terriccio, che potevano provocare il deragliamento delle vetture. Da notare che le strade non erano ancora del tutto asfaltate. Noi ragazzi ci divertivamo a prenderlo in giro, se durante il traggitto lo vedavamo al lavoro, lo facevamo arrabbiare gridandogli: »Clanfaaa…« e lui, ad alta voce ci malediva i parenti pi? stretti, agitando minacciosamente la sua pala.
Poi c?era una pescivendola ambulante, Maria Slanca, una povera diavola che si guadagnava il pane (ed il vino) vendendo pesce nei dintorni di S. Lucia e Sicciole. Di buon mattino acquistava il pesce dai pescatori, nel mandracchio di Pirano, quindi con due secchi colmi di sardelle, spari, menole… e saliva sul tram scendendo poi a S.Lucia per proseguire, a piedi, verso le campagne, offrendo la sua merce di casa in casa gridando: »Done, pesceee… pesce frescoooo…«. Nelle giornate calde d’estate era seguita da una nuvola di mosche attratte dall’ odore del pesce. Nel tardo pomeriggio, traballante, con i secchi vuoti, faceva ritorno a S. Lucia per prendere nuovamente il tram per Pirano.
Siccome il tram non era eccessivamente veloce, specialmente nelle curve, alcuni ne approfittavano anche per salirvi o scendere durante la corsa. Ricordo pure che una volta deragli?, uscendo dalle rotaie, forse per l’inadeguata velocit?, dopo aver attraversato il ponte di S. Lucia in prossimit? della trattoria di Bastian (poi Ravaliko). Anche al capolinea di Piazza Tartini pi? volte fuoriusc? dove finivano le rotaie, proseguendo per vari metri verso la Casa Veneziana, lasciando sul lastricato scanalature provocate dalle ruote. A tarda sera, il tram rincasava e andava a godersi il meritato riposo dopo la lunga giornata di servizio, nella rimessa che noi ragazzi chiamavamo »La casa dei trani«.
E cos? giunse il 31 di agosto 1953. Una pagina di vita si chiuse nella storia della cittadina e dei dintorni. Il Tram dunque se ne va. Colpito da anzianit? di servizio, questo veicolo che fu per Pirano un simpatico distintivo di vita per oltre 40 anni, lascier? per lungo tempo un senso di nostalgia nell? animo della gente. Dopo tanti viaggi via terra, lo vedemmo partire per via mare. Ricordo ancora il mesto corteo delle vetture che sul giro della Rotonda vennero imbarcate sul motoveliero »Nanos« (ex Delphino), diretto verso destinazione ignota.
Giulio Ruzzier, 2012