“Gli etimologi fanno derivare brolo dal gallico bròga, nel senso di giardino recintato. Il Vatova collega invece la parola con il greco ‘peribolos’ che indica un tempio circondato da un muro o da un colonnato. Nel medioevo i Broli (lat. brogilum) erano luoghi pubblici in cui i commercianti s’incontravano per trattare vendite e acquisti. C’è chi azzarda un legame tra le parole ‘brolo’ e ‘broglio’ (‘imbroglio’). Ecco come è stato citato il nostro Brolo nel corso dei secoli: Bruolo nel 1348, Broylum magnum nel ‘500 (Vatova). Magnum perchè nella zona dell’attuale Piazzale Vergerio c’era anche un Brolo pizolo (piccolo). I francesi chiamarono il Brolo, Piazza d’armi (Venturini). (Fonte: La Città: foglio della comunità italiana di Capodistria 13(26)2008)”
L’intera superfice della piazza era adibita alla raccolta dell’acqua piovana che, scorrendo sul selciato, confluiva in un grande serbatoio. In questa maniera, grazie ad un semplice sistema di filtraggio, i cittadini raccoglievano grandi quantità d’acqua potabile che in caso di siccità o guerre li avrebbe salvati dalla sete. Quel che resta di tutto ciò sono oggi due meravigliose fontane fatte costruire nel 1485 dal podestà Marino Bonzio. L’aspetto della piazza cambia molto nella seconda metà del XIX secolo quando vengono piantati gli alberi al limite di questa enorme superficie. Dopo la prima guerra mondiale nella parte nord venne creato un parco della rimembranza. L’aspetto attuale la piazza lo ha avuto dopo la seconda guerra mondiale quando è stato definitivamente sistemato il grande parco. La piazza è circondata per lo più da palazzi patrizi le cui facciate risalgono alla seconda metà del XIX secolo. Tra le costruzioni più importanti vanno ricordati il Fontico, la chiesa di San Giacomo, il palazzo vescovile, palazzo Gravisi-Barbabianca e palazo Brutti. (Fonte: Capodistria: guida della città e dintorni, Capodistria 1988)