7 aprile 1927 D.R. sulla restituzione in forma italiana dei cognomi
Dopo la prima guerra mondiale, con il trattato di Rapallo, all’Italia vennero assegnati nuovi territori con gruppi etnici di origine slovena e croata, i quali rappresentavano per l’Italia una novità. Le minoranze etniche non erano riconosciute dalla legislazione monarchico-fascista. L’assimilazione della popolazione slovena e croata iniziò già con l’avvento dell’irredentismo liberal-nazionale e si accentuò con l’avvento del fascismo. Il 7 aprile del 1927 fu approvato il D.R. sull’italianizzazione obbligatoria dei cognomi sloveni “sulla restituzione in forma italiana dei cognomi”. Il decreto fu emanato già nel 1926 per l’area trentina e l’anno seguente fu espanso su tutto il territorio nazionale italiano acquisito con il trattato di Rapallo.
L’italianizzazione fu esplicata anche nei riguardi dei nomi di battesimo. Precedentemente entrò in vigore anche la Riforma Gentile (1923), che prevedeva un’istruzione esclusivamente in lingua italiana e sistematicamente vennero sciolte pure tutte le società slovene e croate.
Negli anni 1927-1928 il governo fascista abolì tutte le istituzioni slovene e croate nell’area di confine: scuole, lingua, società, stampa e organizzazioni. Con questi mezzi legalmente validi, possibili nel regime totalitario fascista, fu cancellata l’esistenza di una minoranza etnica e il suo ruolo come forza politica.